CARNEVALE: COSA SONO E A COSA SERVONO LE “MASCHERE” PSICOLOGICHE?

CARNEVALE: COSA SONO E A COSA SERVONO LE “MASCHERE” PSICOLOGICHE?

CARNEVALE: COSA SONO E A COSA SERVONO LE “MASCHERE” PSICOLOGICHE?

Qual è il significato del Carnevale?

Come tutte le feste, anche questa ha i suoi riti e le sue usanze, che acquistano un significato culturale e simbolico.
Il carnevale è un’occasione per portare il mondo a testa in giù, un mondo all’incontrario. È una ricorrenza fatta di maschere, di caos, di sovvertimento dell’ordine.
Quante volte ci sentiamo imprigionati nelle consuetudini della quotidianità? Nella nostra routine siamo inseriti in sistemi che molto spesso prevedono una gerarchia. Paghiamo le tasse, facciamo file alle casse, in banca, alle poste. Rispettiamo orari e codici di comportamento.
Il Carnevale ci aiuta a liberarci magicamente per qualche ora. Sovverte l’ordine prestabilito delle cose.
Immaginate se realmente un giorno all’anno fosse possibile liberarsi da tutto ciò che ci appesantisce, senza dover temere il giudizio di chi ci circonda. Un giorno in cui a tutti noi è concesso esprimere la nostra anima di bambini, senza gli impegni e i pregiudizi dell’essere adulti.

Usiamo le maschere solo a Carnevale?

Ognuno di noi, nella vita quotidiana, indossa delle “maschere”, coincidenti con i diversi ruoli sociali che va a ricoprire, e assume di conseguenza differenti schemi di comportamento.
Nel 1955 Joseph Luft e Harry Ingram idearono la cosiddetta “finestra di Johari”: uno schema che mette in evidenza che ognuno di noi mostra una propria “area pubblica”, che gli altri possono vedere, e lascia deliberatamente in ombra un’ “area privata”, nota a noi ma non agli altri, che reputiamo inaccettabile o inappropriata a seconda delle circostanze.
L’ampiezza e il contenuto di queste due aree sono soggetti a continue modificazioni a seconda dei contesti e del periodo in cui ci troviamo.
In tal senso, l’area pubblica che di volta in volta mostriamo coincide con una sorta di maschera di Carnevale, che opportunamente indossiamo a seconda dei ruoli sociali ricoperti.

Anche Carl Gustav Jung individuò, in quella che chiamò “Persona” (nel senso etimologico di maschera), quel ruolo o copione che ognuno svolge in determinate circostanze per rispondere alle richieste del mondo esterno.
Secondo l’autore, il benessere psicologico si raggiunge adottando in maniera flessibile e non rigida le diverse “maschere”. Questa flessibilità ci permette di uscire e rientrare più liberamente nei vari ruoli sociali che ricopriamo, mantenendo comunque una buona coerenza interna e un senso d’identità stabile.

Cosa ci è utile fare, dunque, in questo periodo storico?

Molti hanno la sensazione di vivere in un’epoca in cui le maschere hanno preso il sopravvento. Ci vediamo circondati da identità nascoste. Ci sentiamo circondati da maschere e non da persone.
Ecco perché, oggi più che mai, ognuno di noi avrebbe bisogno di vivere il suo Carnevale. Un Carnevale di rinascita e di consapevolezza, non dell’ipocrisia della maschera quotidiana.

Indossare maschere è una necessità.
Può essere costruttiva per la psiche quando permette di far venire alla luce qualcosa di noi e ci protegge. Quando ci permette di ascoltare la nostra molteplicità.
Può risultare distruttiva quando nasconde le paure e le debolezze, rischiando di trasformarle in mostri.

Per concludere, se è vero che il carattere non si cambia, possiamo sempre arricchirlo con nuove maschere e nuovi copioni. E il primo passo consiste nel riconoscere quando e come usiamo queste maschere, per poter iniziare ad indossarle con più consapevolezza.

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Sarò lieta di potermi confrontare direttamente con te!



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