COVID-19: COME IMPARARE A GESTIRE LA PAURA

COVID-19: COME IMPARARE A GESTIRE LA PAURA

COVID-19: COME IMPARARE A GESTIRE LA PAURA

Il COVID-19 ha cambiato radicalmente e molto rapidamente le nostre vite. Nel giro di pochissimo tempo abbiamo dovuto sospendere la maggior parte delle nostre attività quotidiane e rimanere a casa, in attesa che il virus venga debellato.

Come se ciò non bastasse, oltre ai pericoli dovuti alla diffusione dell’epidemia, un’altra forma di virus circola e si diffonde nelle nostre vite, forse inevitabilmente, attraverso le notizie che apprendiamo ogni giorno e le misure di restrizione che siamo costretti ad adottare.

È il virus della paura.

Trovarsi di fronte a cambiamenti così drastici crea inevitabili ripercussioni nelle varie sfere della vita e la diffusione del COVID-19 ci sta presentando il conto anche da un punto di vista emotivo. Abbiamo paura di essere contagiati, di perdere la salute o di essere responsabili del contagio altrui. Abbiamo paura di ritrovarci smarriti, privati di fonti di aiuto o mezzi di supporto, paura per i nostri cari. Abbiamo paura di morire.

Nelle poche uscite fuori casa indispensabili ci guardiamo l’un l’altro a distanza con smarrimento. Teniamo lo sguardo basso quando ci incontriamo. Se all’improvviso siamo colti da un colpo di tosse, ci sentiamo in difetto, o quanto meno a disagio.

Paure legittime che cercano risposte nell’ascolto attento dei segnali corporei o nel bisogno di informazioni dettagliate e approfondite.

E’ importante ricordare che, fintanto che rimane entro certi limiti, la paura in realtà è un emozione utilissima, un meccanismo di difesa che  aiuta a proteggere l’essere umano. Serve per mettersi in salvo, attaccare o reagire, per segnalare agli altri la presenza di un pericolo. Ha il pregio di acuire i sensi, attivare l’attenzione e mettere in moto la mente che rapidamente passa in rassegna le possibili soluzioni.

Tuttavia, quando è troppo forte o persistente, diventa pericolosa. Può accadere che l’immaginazione continui a lavorare anche in assenza di minacce, e ciò può dar luogo a un’attesa del negativo che non è giustificata dai fatti, divenendo a volte paralizzante quasi quanto una crisi di panico.

Si ha la sensazione terribile  di essere dinanzi ad una calamità incontrollabile: questo essere infinitamente piccolo che distrugge ogni cosa.

E’ importante inoltre sapere che lo stress che stiamo vivendo provoca un aumento di produzione dell’ormone del cortisolo, responsabile dell’abbassamento delle difese immunitarie.

Il termine Virus etimologicamente significa veleno.

Ma veleno sono anche i messaggi mediatici così fortemente allarmistici. Non a caso quando una notizia circola in modo massivo  sui social si dice che è “virale” cioè avvelena l’informazione stessa e manipola la consapevolezza.

Sono notizie che indeboliscono la resilienza,  quella risorsa interiore che lascia sempre spazio alla  speranza grazie alla nostra volontà e convinzione di poter affrontare i vari problemi.

Il dott. Giorgio Nardone, psicoterapeuta e co-fondatore del Centro di Terapia Strategica di Arezzo, afferma che stiamo assistendo a   “un fenomeno di paura di massa. Tutta l’attenzione viene focalizzata su un unico fattore potenzialmente nocivo per la salute come può essere l’infettarsi con un virus.”

Per capire come gli italiani stanno vivendo questo momento di quarantena, l’Eurodap, Associazione europea per il disturbo da attacchi di panico, ha effettuato nelle prime settimane di marzo un sondaggio per Adnkronos Salute, attraverso il sito www.eurodap.it, a cui hanno risposto 597 utenti in pochi giorni.

Risultato è che ben il 68% sta vivendo molto male la possibilità di uscire di casa solo per valide ragioni. Solo il 7% afferma di trovare beneficio nel rimanere a casa e nel dedicarsi alla famiglia. Nel 78% dei casi il sentimento dominante è l’ansia e il senso di oppressione, il 13% ammette di essere nervoso e solo il 9% dichiara di vivere serenamente questo momento.

Dal sondaggio è anche emerso che, nella maggior parte dei casi (61%), il timore più grande è quello che la quarantena venga protratta senza un termine definito, mentre il 27% ha paura di essere contagiato. Sono pochi (23%), inoltre, gli italiani che hanno deciso d’investire il maggior tempo a disposizione dedicandosi a sé stessi, ai propri interessi, alla crescita personale.

Dunque, se da una parte i fattori oggettivi dovuti all’emergenza non si possono modificare, possiamo provare a governare, per quanto possibile, gli aspetti soggettivi, in relazione al nostro equilibrio psicofisico.

Vi propongo dunque alcuni consigli per imparare a gestire le nostre paure e a mantenere un equilibrio che ci consenta di vivere al meglio queste giornate a casa

11 STRATEGIE PER GESTIRE LA PAURA

  1. Riconoscere che le nostre paure sono una reazione comprensibile a quanto sta accadendo.
  2. Basarsi su dati oggettivi, e reperirli su fonti attendibili e ufficiali.
  3. Dosare la ricerca delle informazioni. Evitare la focalizzazione continua su notiziari di vario genere.
  4. Occuparsi anche di altre forme di informazione come cultura, curiosità e intrattenimento: questo aiuta a spaziare mentalmente su più fronti e a non farsi sovrastare da quanto sta accadendo. 
  5. Non focalizzarsi ossessivamente sul proprio corpo e sull’igienizzazione: continuare a  misurarsi la temperatura, controllare la gola, lavarsi le mani e igienizzare la casa e gli oggetti può dare l’idea di tenere sotto controllo le proprie condizioni di salute, ma ci può anche fare prigionieri del controllo stesso.
  6. Seguire gli specialisti e il proprio medico in presenza di sintomatologia, evitando il fai-da-te.
  7. Creare una routine e scandire le giornate a casa con delle attività specifiche. I compiti quotidiani di scuola o di lavoro aiutano a mantenere una certa continuità con i progetti di vita momentaneamente sospesi o modificati.
  8. Dedicarsi per quanto possibile degli spazi per sé e condividere momenti di intrattenimento in famiglia come guardare un film insieme, preparare un dolce, giocare a carte, fare dell’attività fisica in casa, ecc.
  9. Evitare di impegnarvi esclusivamente in attività passive: passare ore davanti alla tv o giocando solo ai videogiochi o stando davanti al pc non è stimolante per il nostro cervello.
  10. Mantenere un ritmo sonno-veglia costante: cercare di non scambiare il giorno per la notte e concedersi di riposare le giuste ore di sonno. Limitarsi a un massimo di due pisolini al giorno non più lunghi di 20 minuti. Un sonno più lungo potrebbe interferire con il riposo notturno.
  11. Quando si può, mantenere il contatto regolare con i propri cari. Grazie anche alla tecnologia, oggi si può prendere il caffè “insieme” in videochiamata oppure scambiarsi piccole esperienze quotidiane favorendo la partecipazione nelle reciproche vite.

 

Concludo questa breve rassegna con un ottimistico sguardo al futuro, riportando le parole del Dottor Marco Paolemili, psichiatra, dirigente del Servizio Psichiatrico Diagnosi e Cura dell’Ospedale GB Grassi di Roma e Presidente dell’Associazione Mens Sana:

“Sono dell’idea che riprenderemo le nostre abitudini molto in fretta. Quando le abitudini sono modificate da un agente esterno e non sono, ad esempio, dovute a una malattia mentale o fisica, il periodo di recupero è molto breve. Non dobbiamo ritornare a camminare dopo una frattura o un ictus. Semmai, i problemi saranno altri. Saranno economici per tutte quelle persone che non hanno mantenuto il proprio stipendio inalterato e che quindi dovranno cambiare forzatamente le proprie abitudini. Soprattutto a loro va il consiglio di utilizzare questo tempo per reinvertarsi, per aggiornarsi ed essere pronti ad affrontare le sfide che verranno nei prossimi mesi.  Vorrei anche aggiungere che i professionisti della salute mentale continuano tutti a lavorare, chi si sente in difficoltà, piuttosto che avere paura e nascondersi, può prendere un telefono in mano e fare una chiamata o una videochiamata a tutti gli psichiatri e gli psicologi che non smetteranno mai di essere in prima linea”.

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