COME SCEGLIERE LO PSICOLOGO GIUSTO?
1) Meglio donna o uomo?
La risposta è totalmente soggettiva. Un modo per orientarvi potrebbe essere quello di immaginarvi in una stanza di terapia e individuare in che modo la vostra mente costruisce quel momento. Chi vi trovate di fronte? Una donna o un uomo? Questa creazione mentale potrebbe esservi utile per compiere una scelta.
2) Meglio servizio pubblico o privato?
Il servizio pubblico offre tariffe in genere più ridotte, se non addirittura prestazioni gratuite, a discapito però di liste d’attesa molto lunghe e flessibilità oraria ridotta. A volte i percorsi psicologici impongono un limite di tempo prestabilito.
I professionisti privati hanno tariffe in genere più elevate, ma solitamente offrono una disponibilità oraria maggiore, senza liste d’attesa, e una flessibilità nella durata del percorso, calibrata sulle necessità di ciascuno. Inoltre lo studio privato è creato ad hoc per offrire uno spazio d’ascolto accogliente e rispettoso della privacy del paziente.
3) Vale la pena scegliere quello più economico?
L’aspetto economico è spesso messo al centro, nella scelta dello psicologo “giusto”. Vi invito però a riflettere su una cosa: se aveste un problema di salute organica, vi importerebbe di non spendere qualche euro in più per farvi curare, o preferireste trovare uno specialista davvero in grado di aiutarvi, anche a fronte di una spesa più elevata?
Lo stesso vale per lo psicologo.
Non si tratta di comparare i prezzi di un medesimo elettrodomestico, stesso modello, in negozi differenti. In tal caso il consiglio di chiunque sarebbe quello di comprare l’elettrodomestico nel negozio che lo vende a prezzo inferiore. Non esiste uno psicologo che sia uguale ad un altro.
Inoltre, solitamente, chi non si fa pagare o si fa pagare poco, non fa un buon lavoro. Il lavoro dello psicologo ha un grande valore e merita di essere adeguatamente retribuito.
Per quanto riguarda i costi, non si può dare una cifra di riferimento unica, ma è possibile consultare on line il tariffario degli psicologi che si trova sul sito dell’Ordine degli Psicologi e farsi un’idea.
4) Vale la pena scegliere quello più vicino?
Può essere un criterio di scelta, ma non l’unico, e non necessariamente il migliore. Potreste fare una ricerca su internet degli specialisti sul proprio territorio, oppure chiedere un consiglio ad amici o al proprio medico di base.
In ogni caso, il mio consiglio è di selezionarne almeno 3 e fare con ciascuno 1-2 colloqui di conoscenza. Così come in un’amicizia o in un rapporto d’amore, l’alchimia dipende da molti fattori. Il rapporto può funzionare o non funzionare, talvolta non è colpa di nessuno. Vale dunque la pena prendersi del tempo per ascoltare le proprie sensazioni durante i primi colloqui e, solo in seguito, prendere una decisione.
5) Posso scegliere lo psicologo di un amico?
Dipende. Se l’amico in questione è una persona molto vicina e significativa, non è il caso di iniziare una psicoterapia con lo stesso professionista. Mentre se l’amico è semplicemente un conoscente che sa poco di voi e che non condivide momenti e pensieri con voi, potrebbe usufruire dello stesso terapeuta o psicologo. In ogni caso lo psicologo dell’amico può dare riferimenti per un collega a cui rivolgersi.
6) Scelgo in base alla durata del trattamento?
La durata del trattamento non dipende strettamente dallo psicologo. E’ necessario però fare una macro-distinzione tra psicoanalisi e psicoterapia: la psicoanalisi prevede tempi piuttosto lunghi (anni) per l’indagine del profondo che richiede, mentre la psicoterapia solitamente richiede tempi minori, variando mediamente dai 6 mesi ai 2 anni.
Molto spesso la maggior parte delle psicoterapie si conclude nel giro di 1 anno circa, ma varia a seconda del tipo di problema, dell’età del soggetto e della resistenza al cambiamento che presenta.
7) Quale approccio è più efficace per il mio problema?
La prima cosa che vale la pena sottolineare è che, al di là dell’approccio psicoterapeutico dello specialista, l’efficacia di una terapia dipende in larga misura dal grado di intesa, di empatia, di fiducia e di autenticità che si stabilisce tra il paziente e il terapeuta.
Detto ciò, alcune ricerche hanno cercato di individuare i modelli terapeutici più efficaci per ciascun tipo di problema psicologico.
Per orientarsi a tal proposito, riporto una rassegna del 2013 di Castelnuovo et al.:
a) Disturbi d’ansia, panico, fobie, disturbi ossessivo-compulsivi: terapia breve-strategica e terapia cognitivo-comportamentale.
b) Depressione: terapia psicodinamica interpersonale e terapia cognitivo-comportamentale.
c) Problemi sessuali: terapia sistemico-relazionale, terapia strategica, terapia cognitivo-comportamentale.
d) Dipendenze e abusi: terapia sistemica, terapia cognitivo-comportamentale.
e) Problemi di coppia e familiari: terapia sistemico-relazionale.
f) Psicosi: terapia sistemico-relazionale.
g) Disturbi di personalità (narcisista, borderline, antisociale…): terapia psicodinamica, terapia sistemico-relazionale.
h) Disturbi alimentari: terapia sistemico-relazionale, terapia breve-strategica.
Questo non vuol dire che, al di fuori degli indirizzi terapeutici citati, gli altri non siano in grado di produrre effetti di guarigione. Quella presentata è solo una sorta di classifica basata sulla letteratura di ricerca attualmente disponibile, la quale comunque presenta i limiti tipici di qualsiasi quantificazione svolta in un contesto che non sia quello di un laboratorio sperimentale.
Avete altri dubbi o domande?
Se desiderate approfondire alcuni temi, o nel leggere l’articolo vi sono sorte ulteriori domande, scrivetemi inviando una mail a dott.silviadecarli@gmail.com.
Sarò lieta di potervi rispondere, gratuitamente, e di potermi confrontare con voi.