COME VIVERE AL MEGLIO IL NATALE 2020
Il Natale è alle porte.
Siamo abituati a collegare questo periodo non solo all’attesa del calendario dell’Avvento, dei regali di Natale e alle decorazioni natalizie, ma anche a routine relazionali, quali incontri con parenti e amici, pasti abbondanti e scambi di doni.
E, se c’è chi è dispiaciuto all’idea che tutto ciò quest’anno possa venir meno, altri per la prima volta potrebbero tirare un sospiro di sollievo.
Si tratta di coloro che sperimentano la cosiddetta “sindrome del Natale”, descritta dal DSM (Diagnostic and statistical manual of mental disorders), come Disordine affettivo stagionale (SAD).
Di cosa si tratta?
Questa sindrome stagionale colpisce moltissime persone nel nostro Paese e si sviluppa in maniera più o meno intensa a seconda dei casi. Spesso non fa che aggravare una pre-esistente forma di depressione.
L’esistenza di questa sindrome è stata accertata dall’Eurodap (Associazione Europea Disturbo da Attacchi di Panico). In un recente studio ha effettuato un sondaggio tra 1100 persone di età compresa tra i 20 e i 60 anni e sono emersi numeri preoccupanti nel nostro paese: il 70% delle persone vive il periodo delle festività natalizie senza alcun tipo di entusiasmo, privo di ogni aspettativa positiva, ed è dominato dall’ansia.
Ci sono inoltre casi molto gravi in cui tutto ciò che si collega alle festività causa nell’individuo attacchi di panico molto forti e paranoie, che lo portano ad isolarsi per tutta la durata delle feste.
E’ stato riscontrato statisticamente come, durante il periodo natalizio, aumentino le richieste di aiuto psicologico poiché, per le persone già sofferenti, si acuiscono i pensieri depressivi e ansiosi.
Quali sono le cause?
Le cause di tale sindrome sono da ritenersi molteplici, a partire dall’ora legale: la riduzione delle ore di luce influisce su alcuni dei meccanismi legati alla produzione di serotonina, ovvero il cosiddetto “ormone del buonumore”.
Incidono anche fattori, come il cambiamento dell’alimentazione durante le festività, con cene e pranzi più abbondanti del solito, oppure la forzata partecipazione ad eventi con amici e familiari a cui si preferirebbe non partecipare.
Cause invece delle forme più intense e gravi possono essere tensioni in famiglia, ricordi dolorosi che riaffiorano durante le festività.
La generale euforia che caratterizza il periodo natalizio si scontra con lo stato d’animo (sensazioni interiori di tristezza e solitudine, ansia e senso di soffocamento) di chi ha subito in questo periodo dell’anno qualche tipologia di trauma, causando di conseguenza una vera e propria avversione verso le feste e chi le celebra.
In genere, nelle famiglie avviene una sorta di trasmissione transgenerazionale di valori, credenze, abitudini. Anche l’atteggiamento di indifferenza verso il Natale può essere soggetto a questo. Le inevitabili riunioni di famiglia conseguenti alle feste comandate, vengono percepite come una imposizione formale piuttosto che come un momento di unione fraterna.
Queste dinamiche individuali e di gruppo trasformano il Natale da momento di gioia e pienezza a momento in cui la tensione e l’ansia sono nell’aria, determinando nel tempo la creazione nella nostra memoria di ricordi emotivamente freddi legati alle feste.
Come possiamo capire meglio questo meccanismo mentale?
Metaforicamente, si potrebbe dire che per alcune persone l’arrivo delle feste sia come un grano di sale su una ferita non rimarginata.
Questo “tilt esistenziale”, per alcuni è legato anche al fatto di iniziare un nuovo anno, con bilanci e valutazioni che spesso comportano la sensazione di non aver fatto abbastanza durante i dodici mesi appena trascorsi.
La pausa dal lavoro ci regala molto tempo da dedicare alle cosiddette elucubrazioni mentali, portando a far riemergere problematiche e preoccupazioni tenute lontane dagli impegni quotidiani. Ciò genera una forte ansia e paura per il futuro, oltre ad abbassare la propria autostima.
Cosa cambia quest’anno?
Quest’anno potrebbe avvenire un capovolgimento delle prospettive.
Chi ha sempre apprezzato questo periodo dell’anno, potrebbe sperimentare sensazioni di nostalgia, tristezza e solitudine. Al contrario, gli “affetti da sindrome del Natale” potrebbero vivere questo fine 2020 con sollievo, potendosi finalmente sottrarre a tutte quelle routine che hanno sempre vissuto in modo negativo, per le ragioni sopraelencate.
Cosa si può fare, dunque?
Ecco alcuni semplici consigli per chi ama il Natale e che quest’anno dovrà a malincuore fare delle rinunce:
1) Mantenere il più possibile intatte le tradizioni legate all’attesa del 25 dicembre
Addobbare la casa, fare l’albero di Natale, scandire i giorni con le caselle del calendario dell’avvento, per chi ha bambini scrivere la letterina a Babbo Natale…
2) Fare beneficenza
In prossimità delle festività natalizie, molte realtà cominciano ad attivare raccolte di beni per le persone più svantaggiate o bisognose. A tal proposito, ecco un’interessante notizia: le ricerche hanno rilevato che spendere il proprio denaro per sostenere persone più bisognose ci rende molto più felici rispetto a spendere la stessa somma per noi stessi.
3) Fare regali
L’altruismo legato al pensare, acquistare e impacchettare i doni per parenti e amici innesca un circolo positivo che ripaga della fatica, riduce lo stress e incoraggia a donare di nuovo. Se quest’anno non è possibile incontrarsi di persona per scambiarsi i doni, si possono trovare strategie alternative, come inviare i pacchi direttamente a casa dei destinatari, oppure optare per regali differenti, come video, fotografie, lettere, buoni per acquisti, da poter inviare online. Spazio alla creatività!
4) Condividere la propria malinconia con le persone care
Il vero benessere non consiste nel provare solo felicità e nessuna emozione spiacevole e, come suggeriscono alcune ricerche scientifiche, anche le emozioni negative contribuiscono a rendere le persone mentalmente sane.
5) Ridurre le abituali indigestioni
Quest’anno potrebbe essere più semplice ridurre le occasioni di grandi abbuffate. Esagerare con il cibo nel modo tipico delle festività di fine anno attiva un legame tra l’ipotalamo e il sistema immunitario. Quella sgradevole sensazione che proviamo dopo aver mangiato troppo è legata a un’attivazione dell’organismo riconducibile a un debole stato infiammatorio. Se accade una volta non succede nulla, ma prolungati eccessi a tavola possono cronicizzare questa infiammazione e portare, per esempio, all’insorgenza di diabete di tipo 2 o patologie cardiache.
Cosa fare se il malessere persiste?
Se dopo le feste ci si dovesse accorgere che le sensazioni negative non si affievoliscono o addirittura peggiorano, anche a causa della pandemia, potrebbe essere utile cercare aiuto e nello specifico prendere contatto con uno specialista per valutare l’inizio di una terapia ed evitare un peggioramento della sintomatologia che si sta sperimentando.
Le problematiche mentali ed emotive non vanno trascurate, poiché prima si interviene e meglio e in maniera meno invasiva si possono risolvere.
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