DEPRESSIONE

DEPRESSIONE

DEPRESSIONE

E’ uno dei disturbi mentali più comuni. E’ stata definita dall’Organizzazione Mondiale della Salute come la causa maggiore di disabilità a livello globale (circa 7,5% della popolazione mondiale, 15% della popolazione italiana).

E’ una patologia nell’ambito dei disturbi dell’umore, può colpire a qualunque età anche se è più frequente nelle donne tra i 25 e i 44 anni.

Da alcune ricerche emerge che circa il 10% di chi ne soffre ha compiuto almeno un tentativo di suicidio.

La persona affetta da depressione manifesta un flusso di pensieri automatici negativi, con prevalenza di temi quali fallimento, autocritica, insuccesso, incapacità, indegnità e non amabilità.

Oltre ad avere una visione negativa di se stesso, come inadeguato e difettoso, la persona depressa interpreta in senso negativo le proprie interazioni con l’ambiente che lo circonda, considerando tutto come sconfitta, privazione e denigrazione, e ritiene che gli attuali problemi non siano risolvibili e sopportabili. Per quanto riguarda la visione del futuro, la persona è portata a prevedere difficoltà e negatività, considerandole come una continuazione di quelle attuali, pertanto non si attiva poiché convinta di fallire.

I sintoni possono essere di diversa natura:

  • emotiva: umore depresso, disperazione, disforia e senso di impotenza.
  • cognitiva: demotivazione, pensieri automatici negativi, prospettive negative del futuro, distorsioni cognitive e difficoltà di concentrazione e di memoria.
  • comportamentale: isolamento, passività, rallentamento o agitazione motoria.
  • fisiologica: disturbi del sonno, dell’appetito, della sessualità, affaticamento e astenia.

La caratteristica principale dei sintomi depressivi è la pervasività: sono presenti tutti i giorni per quasi tutto il giorno per almeno 15 giorni, causando un disagio clinico significativo e compromettono il normale funzionamento sociale, lavorativo o in altre aree importanti per la persona.

“Sembra tutto così impossibile, senza speranza” disse Karen. Abbassò lo sguardo verso le mani, dai suoi occhi presero a scendere le lacrime. “Al mattino faccio fatica ad alzarmi: punto la sveglia, ma non ho nessuna voglia di trascinarmi fuori dal letto. All’idea di andare al lavoro mi sento morire. Non mi aspetto niente dalla giornata che sta per iniziare. Mi ritrovo a piangere senza motivo, vorrei solo poter tornare a dormire, per sempre.”

Le cause della malattia sono molteplici e diverse da persona a persona (ereditarietà, ambiente sociale, relazioni affettive precoci, avere un caregiver depresso, lutti familiari, problemi di lavoro, relazionali, etc.).

Le ricerche hanno scoperto due cause principali:

  • il fattore biologico, per cui alcuni hanno una maggiore predisposizione genetica verso questa malattia;
  • il fattore psicologico, per cui le nostre esperienze (particolarmente quelle infantili) possono portare ad una maggiore vulnerabilità acquisita alla malattia.

La vulnerabilità biologica e quella psicologica interagiscono tra di loro e non necessariamente portano allo sviluppo del disturbo. Una persona vulnerabile può non ammalarsi mai di depressione, se non capita qualcosa in grado di scatenare il disturbo e se ha relazioni buone e di supporto.

Il fattore scatenante è spesso qualche evento stressante o qualche tensione importante che turba la nostra vita e che è valutata in termini di perdita importante e non accettabile.

Si può trattare ad ed esempio di un evento negativo di perdita (un lutto, la fine di una relazione, la perdita del lavoro, etc.) oppure di un evento positivo ma sempre valutato come perdita (la nascita di un figlio che “toglie libertà”, la laurea in cui si perde lo status di studente, etc.) o la mancanza di eventi positivi per i quali ci si è impegnati tanto (non aver ricevuto una promozione).

Mentre è piuttosto semplice individuare la causa che ha scatenato un primo episodio depressivo, è molto difficile quando gli episodi aumentano.

Spesso la depressione si associa ad altri disturbi, sia psicologici (frequentemente di ansia) sia medici.

In questi casi la persona si deprime per il fatto di avere un disturbo psicologico o medico.

25 persone su 100 che soffrono di un disturbo organico, come il diabete, la cardiopatia, l’HIV, l’invalidità corporea, fino ad arrivare ai casi di malattie terminali, si ammalano anche di depressione.

Purtroppo la depressione può portare ad un aggravamento ulteriore, dato che quando si è depressi si ha difficoltà a collaborare alla cura, perché ci si sente affaticati, sfiduciati, impotenti e si ha una scarsa fiducia di migliorare.

Inoltre, la depressione può complicare la cura anche per le conseguenze negative che può avere sul sistema immunitario e sulla qualità di vita già compromessa dalla malattia medica.

 

Come può aiutare il lavoro terapeutico

Gli aspetti depressivi hanno radici soprattutto nell’infanzia, periodo in cui, secondo la ricerca e le ultime pubblicazioni in campo scientifico, eventuali esperienze sfavorevoli e traumatiche possono essere fattori di rischio per la salute mentale dell’adulto anni dopo. Queste possono rimanere latenti per tutta la vita e spesso non si manifestano nel corso degli anni fino a quando un fattore precipitante può far sviluppare i sintomi.

Circa il 60% dei pazienti affetti da depressione maggiore vive con i propri familiari, che spesso sperimentano elevate difficoltà nella gestione quotidiana della malattia.

L’intervento sistemico familiare porta a ridurre le ricadute di malattia, ridurre il carico familiare, potenziare le strategie di coping di tutto il nucleo e migliorare il funzionamento sociale del paziente e dei suoi familiari.

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