Sono PSICOLOGA e PSICOTERAPEUTA SISTEMICA e lavoro con adulti, adolescenti, bambini, coppie e famiglie.
Ho collaborato per diversi anni presso il Policlinico di Milano, il Centro Psico Sociale (CPS) di Gorgonzola e il Centro Antiviolenza CADMI di Milano, oltre ad occuparmi di attività psico-educative con bambini e adolescenti, sia a scuola che a domicilio.
Attualmente collaboro con l’associazione Soleterre Onlus, per offrire supporto psicologico GRATUITO a coloro che non possono permettersi di pagare un professionista privato.
Svolgo consulenze psicologiche, percorsi di sostegno psicologico e di psicoterapia. Ricevo in studio privato a San Donato Milanese ed effettuo anche sedute online .
COME LAVORO
Quello che utilizzo è un tipo di terapia che mira a risolvere le difficoltà psicologiche che compromettono il benessere personale e la qualità della vita della persona.
Tali difficoltà si possono esprimere attraverso diversi canali (emotivi, cognitivi, comportamentali, somatici) e si manifestano con differenti gradi di gravità.
In questi momenti di disagio, confusione e sofferenza, spesso tipici di alcune fasi della vita, uno degli obiettivi da perseguire insieme consiste nel comprendere le motivazioni che stanno alla base di ciascun sintomo e costruire nuovi significati che rendano i sintomi non più “utili” per sopravvivere.
In questo tipo di terapia, l’attenzione del terapeuta si focalizza su più livelli; sono presi in esame sia la persona nella propria dimensione individuale, sia le relazioni che fanno parte della sua vita nei diversi contesti della quale fa parte.
Questo complesso livello di osservazione dà la possibilità di avere una visuale più ampia e ricca con la quale impostare il percorso terapeutico, individuare obiettivi condivisi ed ottenere così effetti positivi.
Il percorso terapeutico conduce la persona a divenire sempre più consapevole delle proprie modalità relazionali e comportamentali disfunzionali che mantengono in vita il proprio disagio.
Il terapeuta fa leva sulle potenzialità e le risorse della persona, innescando il cambiamento verso un maggiore benessere psico-fisico, una crescita dell’autostima e un nuovo equilibrio, magari più soddisfacente di quello precedente.
Per raggiungere questi obiettivi, vengono utilizzati, oltre al colloquio clinico, tecniche e strumenti pratici, per permettere di sperimentare nuovi sguardi sul mondo e far emergere nuove risorse, sempre nel rispetto dei tempi e delle caratteristiche di ciascuno.
I colloqui avvengono solitamente una volta a settimana inizialmente e in una seconda fase una volta ogni due settimane, nell’ottica che la persona acquisisca nel tempo nuove capacità per affrontare le difficoltà in autonomia.
Proprio perché si punta all’autonomia della persona e non alla sua dipendenza dal terapeuta, i percorsi non sono interminabili, bensì si concorda insieme il momento in cui si è soddisfatti dei risultati ottenuti.
IL MIO APPROCCIO
Non è semplice riassumere in poche righe e con un linguaggio semplice la complessità del mio approccio, definito SISTEMICO.
Proverò comunque a dare qualche utile spunto di riflessione.
L’approccio sistemico nasce nei primi decenni del ‘900 dall’antropologo Gregory Bateson, il quale introduce l’idea che la personalità dell’uomo non dipende dai geni, ma si costruisce gradualmente attraverso l’interazione con l’ambiente e con gli altri individui.
Questa idea è nettamente in contrasto con l’idea fondante della psicoanalisi classica, che invece afferma che succede tutto nel mondo interno dell’individuo.
Un altro punto cardine di questo approccio è che “non si può non comunicare”; ogni parola che diciamo, ogni gesto che compiamo, ogni decisione che prendiamo, comunica qualcosa a chi ci sta intorno.
Partendo da questi presupposti, anche i sintomi che ciascuno di noi può manifestare sono, prima di tutto, dei messaggi che, spesso inconsapevolmente, inviamo alle persone per noi importanti.
Chi porta il sintomo è spesso portavoce di un disagio più esteso, che può riguardare l’intero sistema familiare o una parte di esso.
Inoltre la sofferenza può nascere non solo da esperienze negative, come traumi o abusi, ma anche da una confusione di ruoli all’interno delle relazioni più importanti (ad esempio un ragazzo si fa carico di talmente tante responsabilità familiari da sentirsi il genitore dei propri genitori, anziché il figlio).
In questi casi la terapia punta a far emergere le dinamiche correlate alla sofferenza e a trovare nuove modalità di stare in relazione, più in linea con il proprio ruolo.